La differenza di colore è una sfumatura
Quando si parla di colore di un diamante occorre fare innanzitutto una precisazione: Stiamo parlando comunque di diamanti definiti come bianchi (che si contrappongono ai fancy) pertanto qualsiasi riferimento al colore va inteso come maggiore o minore intensità del bianco che passa da massima (colore D) a minima intendendo che il bianco va via via scemando secondo le lettere dell'alfabeto fino ad arrivare al grado Z in cui il diamante appare decisamente giallo con il bianco che è quindi scomparso.
I diamanti che mantengono un aspetto effettivamente bianco sono quelli con grado da D a J/K perché a partire da grado L la sfumatura di giallo si fa sempre più evidente e non si parla più di diamanti bianchi in senso stretto.
Ma è importante sapere che tra gradi consecutivi di colore la differenza è tutt'altro che evidente, si tratta infatti di una leggerissima sfumatura difficile da cogliere anche per gli addetti ai lavori e soprattutto è in funzione anche delle condizioni di osservazione. Per esempio valutare il colore con pietra montata o senza una luce adeguata è ancora più difficile e spesso porta a conclusioni sbagliate. Questo è tanto più vero quanto più piccoli sono i diamanti.
La classificazione analitica dei gradi di colore e/o purezza di un diamante è infatti giustificata solo a partire da una certa caratura in su perché, per esempio, al di sotto dei 30 punti di peso (0.30ct), lo stesso listino Rapaport non fa distinzione tra due classi contigue di colore e purezza pertanto D, E ed F sono raggruppati nella stessa fascia re così come G/H, I/J, K/L e così via, a coppie.
Quando nel sito indichiamo un colore ben specifico, per esempio G, intendiamo in realtà una fascia che comprende sia F che G ed in cui G è il colore minimo garantito sotto al quale, di sicuro, non si scende.
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